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Cia&Friends

notizie dai Territori # 4 – Mohammed ed altri profeti

Pace

L’altro giorno a Betlemme ho incontrato un profeta. Non aveva la barba. Anzi, era rasato accuratamente e sedeva dietro la scrivania nel suo ufficio. Parlava di profughi, di diritti negati, di campi e di case rubati. Parlava di risoluzioni internazionali rimaste inapplicate per decenni, di vite distrutte, di terre violentate. Mohammed conosce bene la storia del suo paese e del suo popolo la tragedia iniziata 60 anni fa e non ancora finita tragedia per l‘ intero popolo palestinese ma anche tragedia personale per ciascun anziano separato dal suo vlilaggio, per ciascun bimbo cresciuto in un campo profughi per ciascun giovane senza un futuro decente davanti.

eppure Mohammed parla con voce pacata e come ogni buon profeta non si limita a denunciare l’ingiustizia e le future prevedibili tragedie che questa ancora portera‘. Mohammed traccia davanti ai nostri occhi attoniti alle nostre orecchie stanche di udire tante storie di violenza e soprusi un mondo nuovo un paese finalmente crocevia e incontro di culture e di religioni un paese fondato sul rispetto del diritto internazionale e della persona umana un paese dove tutti possono scegliere dove abitare e dove pregare dove passare le vacanze e dove lavorare. Un paese che diventa un giardino .

Mohammed il palestinese, Mohammed che si professa ateo Mohammed che vorrebbe passare i weekend al mare ma anche che desidera sinceramente che tutti coloro che vogliono pregare dio nel santuario di Abramo e Sara a Hebron, possano farlo in pace e armonia. Mohammed non e‘ da solo. Atri profeti percorrono questa terra.

Shireen abita alla periferia di Gerusalemme Est, ha circa trent’anni e fa l’avvocato. Dieci anni fa suo fratello quattordicenne e‘ morto, ucciso durante un raid dell’esercito israeliano in paese. Tal abita a Gerusalemme Ovest, circa trent’anni e adesso fa la mamma. CInque anni fa sua sorella e‘ morta, durante il servizio militare, in un attacco suicida palestinese, mentre aspettava l’autobus. Sono venute assieme a raccontarci la loro storia. A dirci che il dolore ha unito le loro storie e le loro vite invece di dividerle. A raccontarci di una rete di 500 famiglie, un circolo molto esclusivo il cui biglietto di entrata e‘ l’aver perso un famigliare nel conflitto e tuttavia proprio per questo cercare la pace con piu‘ intensita‘.
Sono loro a dirci che una pace e‘ ancora possibile, a dispetto delle violenze, delle tragedie. A patto di ascoltare e di riconoscere la verita‘ e il dolore dell’altro.

Grazie Dio per mandare ancora profeti su questa terra. Dacci anche la grazia di saperli ascoltare.

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due righe di aggiornamento…

maggio e‘ stato un periodo davvero intenso a Twani con ripetute invasioni di coloni praticamente in ogni weekend, anche se fortunatamente meno violente di quella del due maggio.

I soldati hanno bloccato la strada fra Twani e Yatta una prima volta a fine maggio. Il blocco e‘ stato rimosso e l’esercito ha messo un secondo blocco molto piu‘ imponente. Il blocco in questo momento taglia i collegamenti fra l’area di twani e yatta che vuol dire ospedale, scuole, mercati, uffici. E soprattutto l’accesso all’acqua che con l’arrivo dell’estate si fa piu‘ scarsa e bisogna comperarla e trasportarla da fuori. Probabilmente con questo blocco il costo del trasporto si raddoppiera‘.

Bildquelle: Wikipedia (abgerufen 10.6.08)